Le Terme

Procedendo nella visita all’interno dell'area archeologica di Poggio Moscini, si incontrano, da sud e da est, disposti a terrazze in lieve pendio, i resti del complesso termale di Seio Strabone, che un'iscrizione qui rinvenuta afferma essere stato costruito al posto di un edificio privato ed offerto, a pubblico beneficio, dal prefetto d'Egitto Seio Strabone, dalla madre Terenzia e dalla moglie Cosconia Gallitta.

Coperte in parte dalla strada orvietana a sud, le terme si sviluppano verso nord su almeno due livelli, con un caldarium costituito da una grossa aula rettangolare (m 13 x 8).

Il rivestimento è in opera laterizia (opus testaceum) e reticolata (opus reticulatum); in opera incerta (opus incertum) è, invece la cortina della muratura del criptoportico, che risulta per questo essere cronologicamente anteriore alle terme; forse andrebbe connesso con l'abitazione preesistente all'impianto.

 

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Volsinii - La Fondazione Della Città

Dopo la distruzione della capitale Velzna (265 a.C.), gli abitanti superstiti furono trasferiti dai vincitori sulla sponda nord-orientale del lago di Bolsena dove fu costruita una città con lo stesso nome della precedente (da Velzna alla forma latina Volsinii).

Con il conferimento, nel corso del I secolo a.C., della condizione di municipio, andò gradualmente mutandosi, sul piano dei monumenti, in una città romana vera e propria.

La cinta muraria della città, in opus quadratum, si estendeva per oltre quattro chilometri racchiudendo un gruppo di quattro colli.

I blocchi delle mura presentano, a volte, lettere etrusche o simboli incisi, interpretabili come segni di cava o di posa.

 

Sinora è stato possibile identificare solo due dei molti ingressi che i tracciati stradali interni, disposti per assi ortogonali, lasciano intuire: uno nella parte bassa, in corrispondenza di una depressione naturale del terreno, e l'altro sul versante occidentale della città, in relazione ad un ponte scavato nel tufo, lungo il corso medio-basso del fosso della Cavallaccia.

La città romana è stata riportata alla luce dagli scavi francesi, (1961-1982) ed è, in parte visitabile.

L'ingresso dell'area archeologica è situato a cento metri circa dalla Rocca Monaldeschi della Cervara, che ospita il Museo Territoriale.

Appena al di là dell'ingresso sono visibili alcuni ambienti pertinenti alle terme, dette di Seio Strabone.

Proseguendo il percorso si giunge al foro di epoca flavia, delimitato da due strade parallele, sui lati est e ovest, e da una basilica, trasformata poi in chiesa cristiana.

Oltrepassato il foro, girando a destra, si arriva di fronte a tre ambienti, riconosciuti come botteghe. Si raggiunge quindi una domus, con due vani ancora affrescati; di seguito si possono osservare i resti di una "domus con atrium", caratterizzata dalla presenza di un ninfeo e di pavimenti con mosaici.

Come raggiungere l'area archeologica

Dopo la Rocca, in direzione Orvieto,sulla strada orvietana a 30 m circa sulla sinistra; l'ingresso è gratuito.

Il Foro e la Basilica

Il foro e la basilica di Poggio Moscini costituiscono un notevole esempio di pianificazione urbanistica regolare. In epoca repubblicana, il foro era situato ad un livello decisamente più alto, probabilmente sulla terrazza del Mercatello, dove la fotografia aerea sembra rivelare tracce di un Capitolium.
Lo spostamento e l' installazione del complesso edilizio forense su di una piattaforma, situata in prossimità del limite Sud-Ovest della città, alla quota di m 363, risale agli anni 70-80 d.C.

 

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Ingresso - Museo

Nella sala d'ingresso al museo è esposta una grande foto aerea scattata dal satellite Skylab a 440 Km di altezza, che mostra tutto il territorio dell'Etruria
centro-meridionale.

 

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