L'Anfiteatro Del Mercatello

In località Mercatello, lungo la via orvietana, ci sono i resti monumentali dell'anfiteatro romano.

Complesso di grandissimo rilievo nell’area dell’antica Volsinii, ha suscitato sempre vivo interesse tra gli studiosi che si sono occupati delle antichità volsiniesi negli ultimi due secoli; dalle ricerche, nel XVIII secolo, del Pennazzi e dell'Adami, fino agli studi e alle misurazioni architettoniche delle rovine emergenti da parte del Bloch e dei bolsenesi Fioravanti e Buchicchio.

Tra le indagini archeologiche ivi effettuate si ricordano quelle del Bianconi, pubblicate dal Gabrici nel 1906, che permisero di datareil monumento alla seconda metà del I secolo d.C.,in età flavia, che segna un momento di grande sviluppo della città.
Nel corso degli scavi del 1905 fu rinvenuta ed in parte esplorata una galleria (larga m 2,60 ed alta m 3 circa) in corrispondenza dell'asse maggiore dell'arena, con una botola nella volta che immetteva nella arena, aprendosi con un meccanismo di contrappesi.

 

 

In tempi più recenti, una lunga campagna di scavo, condotta dalla Soprintendenza Archeologica per l'Etruria Meridionale e diretta dal dott. Timperi, dalla fine del 1988 all'inizio del 1990, ha riportato in luce circa un sedicesimo del monumento.

Partendo dall'ingresso nord, si è indagata la struttura fin nei suoi strati di fondazione.

Di particolare interesse è stato così il rinvenimento, al di sotto

della sottofondazione romana, di un'abitazione etrusca: si tratta di parte di un ambiente, con muri costituiti da grossi ciottoli fluviali e scaglie di tufo, presso il quale è un vano sotterraneo, cui si accede tramite un ripido corridoio, con gradini ricavati nel banco di tufo e con soffitto costituito da grossi blocchi squadrati di tufo giallo, disposti a cappuccina.

L'ambiente, a pianta quadrangolare con soffitto ad arco leggermente ribassato, in gran parte rovinato, dovette essere utilizzato come cantina o vano di servizio per la casa sovrastante (la ceramica rinvenuta nel corso dello scavo sembra datare l'utilizzo al III-II secolo a. C.).

Dell'anfiteatro è stato riportato alla luce l'ambulacro esterno, dove sono stati identificati gli alloggiamenti dei pilastri esterni con ancora visibili le impronte dei blocchi, nonché i pilastri interni, con rivestimento a cortina laterizia e con le scale ancora sul posto, che consentivano l'accesso ai piani della cavea.

Nei tratti dei corridoi scavati, nelle nicchie e nelle pareti, finora rimesse in luce, si notano rifacimenti, rattoppi e restauri, che potrebbero far pensare ad una risistemazione e ad un riutilizzo dell'edificio in età tarda.

A seguito della sistematica opera di spoliazione, avvenuta nel corso dei secoli, il monumento è andato sempre più distruggendosi, abbandonato alla forza degli agenti atmosferici, là dove l'uomo aveva ormai cessato di intervenire.

La cavea è così crollata sulle sottostanti gallerie, che sotto il cumulo delle macerie hanno conservato le pareti.

Delle due gallerie praticabili al pubblico, la maggiore presenta la parete interna modulata da nicchioni e da absidi.