Le Terme

Procedendo nella visita all’interno dell'area archeologica di Poggio Moscini, si incontrano, da sud e da est, disposti a terrazze in lieve pendio, i resti del complesso termale di Seio Strabone, che un'iscrizione qui rinvenuta afferma essere stato costruito al posto di un edificio privato ed offerto, a pubblico beneficio, dal prefetto d'Egitto Seio Strabone, dalla madre Terenzia e dalla moglie Cosconia Gallitta.

Coperte in parte dalla strada orvietana a sud, le terme si sviluppano verso nord su almeno due livelli, con un caldarium costituito da una grossa aula rettangolare (m 13 x 8).

Il rivestimento è in opera laterizia (opus testaceum) e reticolata (opus reticulatum); in opera incerta (opus incertum) è, invece la cortina della muratura del criptoportico, che risulta per questo essere cronologicamente anteriore alle terme; forse andrebbe connesso con l'abitazione preesistente all'impianto.

 

 

Di particolare interesse sono gli ambienti di servizio, con la caldaia ed il praefurnium.

Oltrepassato il piccolo ponte che scavalca il fosso (il cui alveo coincide probabilmente con il tratto urbano della via Cassia, salendo da via Francesco Cozza, attraverso la cosiddetta porta Capite) si incontra a sinistra l'imponente struttura della cisterna, profonda 14 m e con una capacità di 2300 m3 d'acqua, che alimentava le terme di Seio Strabone e di Tusciano (di queste ultime restano testimonianze in muri e cubicoli con tracce di stucchi presso la via del Crocefisso) e parte degli edifici dell'area del foro.

Restano tracce del rivestimento del in opera laterizia, applicata sul massiccio conglomerato delle pareti, con in basso un filare di grossi blocchi di peperino, che ricordano nelle dimensioni il modulo della cinta muraria.